Competenze fondamentali necessarie per eseguire il lavoro

 

A mio modo di vedere è assolutamente ragionevole pretendere che un impiegato abbia la competenza necessaria a svolgere il proprio lavoro.

Nessuno acconsentirebbe di buon grado a sottoporsi a un delicato intervento chirurgico, sapendo che il medico non abbia la competenza necessaria o non sia sicuro del da farsi.

Il mio falegname è ad esempio molto bravo a usare la sega, ma non mi affiderei certo a lui per un intervento di neurochirurgia. Lui è competente in un altro settore.

Pretendere che le persone eseguano le proprie mansioni con un adeguato livello di qualità è in effetti un segno di rispetto. Avere aspettative inferiori è, al contrario, una evidente mancanza di rispetto.

Mostrare di avere, nei confronti dei propri impiegati, aspettative inferiori alla media, a causa della loro provenienza da contesti culturali differenti, è un chiaro, e purtroppo diffuso, segno di discriminazione culturale.

La discriminazione culturale colpisce spesso le donne, nei casi in cui il loro datore di lavoro le tratti come belle e stupide, quasi che, dal momento che sono donne, esse non siano in grado di eseguire il proprio lavoro con gli stessi standard qualitativi che ci si aspetta dagli uomini. Avere nei confronti delle donne aspettative inferiori a quelle riservate ai colleghi maschi non è un vantaggio per loro: è un atteggiamento discriminante che rientra nel quadro della discriminazione culturale.

Lo stesso capita ai lavoratori immigrati. Alcuni datori di lavoro mostrano un atteggiamento accondiscendente verso il fatto che un impiegato di origini straniere consegni un lavoro con un livello di qualità inferiore alla media. Questo avviene in considerazione delle difficoltà linguistiche dell’interessato il quale, a causa di esse, non sempre è in grado di comprendere a pieno ciò che accade sul posto di lavoro. Non ci si aspetta nemmeno che il soggetto interessato sia in grado di esprimersi in maniera efficace e produttiva.

Questo è un grosso sbaglio. I datori di lavoro che non dimostrano ai propri lavoratori immigrati di avere nei loro confronti le stesse aspettative che hanno verso gli altri impiegati, finiscono per pentirsene. Questo atteggiamento è infatti fonte di scarsa motivazione e origine di rendimenti deludenti. Alla lunga il datore di lavoro comincerà a lamentarsi del nuovo assunto e si convincerà di avere assunto una persona priva delle qualifiche necessarie. Questo circolo vizioso, in cui l’impiegato immigrato prima viene sminuito, oppure demotivato, e poi viene accusato di scarso rendimento, costituisce per le imprese un danno autoinflitto.

Nei confronti delle persone verso cui dimostriamo rispetto, è necessario avere aspettative di rendimento di livello normale. Mostrare aspettative che richiedano ai lavoratori un ragionevole impegno, è segno di rispetto.

 

Nel programma di integrazione Mentor lo sviluppo delle abilità necessarie al lavoratore immigrato per svolgere le proprie mansioni con un adeguato livello di qualità rappresenta un nodo centrale.

L’impiegato immigrato e il suo mentore discutono insieme di quali abilità siano richieste nella posizione lavorativa di riferimento.

– “Che cosa bisogna saper:

  • fare
  • capire nella lingua di riferimento
  • dire
  • leggere
  • scrivere

… in questo lavoro?”

– “In quali di queste cose riesci già? Ottimo!”

  • “Quali abilità devi continuare a sviluppare? Questa risposta definisce I tuoi obiettivi futuri.”

L’impiegato immigrato e il mentore collaborano nel porre le basi per lo sviluppo delle abilità richieste nel lavoro, ben sapendo che la crescita personale richiede tempo e che la perfezione non esiste, ma che la buona volontà e i metodi efficaci producono ottimi risultati.

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